Non è una cosa proprio nuova, ma nell’ultimo anno è scoppiata una vera e propria moda legata al mercato del second hand. L’idea è quella di dare nuova vita a capi ancora buoni, a volte mai usati. I temi sono quelli di inclusione, diversità e sostenibilità. Scopriamo insieme di cosa si tratta.
Second Hand: riciclo eco
Second Hand significa “di seconda mano”. Non per questo un capo che è già stato di qualcun altro è da buttare, anzi, a volte può essere che torna di moda o ancora può essere che non stia bene a qualcuno, ma che ad altri stia benissimo.
Si tratta di una filosofia del riciclo che punta al recupero e alla compravendita di capi d’abbigliamento usati che con il tempo diventano i protagonisti di un nuovo modo di essere alla moda.
Il consumatore diviene più responsabile ed attento all’ambiente, visto che l’industria tessile produce un alto tasso d’inquinamento.
Inoltre, second hand significa risparmio. Significa poter acquistare a cifre sociali oggetti spesso firmati che a prezzo pieno e in piena stagione in molti non si sarebbero potuti permettere.
La tematica dell’environmental-friendly
Il topic del second hand aumenta la volontà del consumatorie di acquistare capi che hanno una storia e che durano nel tempo. In questo modo si torna finalmente all’idea che anche i vestiti non dovrebbero essere usa e getta.
Questo trend ha mosso le case di moda a produrre capi con tessuti riciclati e a ritirare fuori modelli del passato che potremmo definire must-have. In questo modo si va ad incentivare una produzione circolare dove è incluso anche l’eventuale smaltimento del capo già al momento dell’acquisto.
I compratori dell’usato sono aumentati oltre il 60% solo nell’ultimo anno. Complice la pandemia, il riciclo, la sostenibilità ambientale e l’idea del risparmio e dell’originalità stanno andando finalmente incontro al fenomeno dell’iperconsumismo e diminuiscono gli sprechi.
Meno è meglio!
Avete mai sentito dire “Less is more”? Bene, ecco che il fenomeno del decluttering guida i consumatori ad eliminare il superfluo e ad acquistare solo ciò che serve per quella stagione, nell’ottica poi di restituire o scambiare i capi, tante volte quanto sarà possibile fino a che il capo non sarà realmente consumato e inutilizzabile.
Nell’ottica della famosa Marie Kondo, inventore del metodo Konmari, si da via o si rivende ciò che non ci dà gioia e può darne invece ad altri.
Nuove opportunità di riutilizzo, al fine di costruire un guardaroba sempre più minimalista e sostenibile.
Second Hand e social media
Complice della crescita di questo mercato del second hand sono ovviamente i social media che nel tempo stanno incentivando questa moda, soprattutto tramite le figure dei fashion blogger.
Grazie a profili social in cui la tematica viene costantemente messa in buona luce e a molti influencer che hanno iniziato a rivendere parte dei loro guardaroba tramite Instagram e Facebook, ecco che il reselling online diventa il fulcro della moda acquistata tramite internet.
Cosa compra chi compra second hand?
Principalmente capi che possono essere definiti vintage, o ancora capi che sono stati usati pochissimo o che sono rimasti invenduti in qualche collezione di stilisti e negozi.
Si tratta di capi riesumati da armadi o magazzini che finalmente trovano uno loro spazio e creano uno stile unico per chi li indossa.
Si sta avviando quindi una vera e propria democratizzazione del capo d’abbigliamento, dove il concetto dell’usato come brutto o non alla moda viene sdoganato. Grazie al second hand infatti i capi diventano più accessibili (in particolare quelli firmati) il pubblico di coloro che veste bene aumenta.
Finalmente un pubblico più vasto può permettersi di dare libero sfogo al proprio stile e creare in maniera concreta una vera e propria fashion identity.