In questo periodo difficile si scoprono hobby e passioni che non credevamo possibili. Si scopre come si può fare molto con molto poco. Come dal nulla può nascere la bellezza, come dal dolore si trova la forza. Ci scopriamo fragili, ma ancora più forti nel trovare un modo per risollevarsi. Riscopriamo la bellezza di trovare del tempo per noi, di coltivare passioni, che ci porteremo avanti anche dopo la quarantena. Troviamo il tempo per studiare, scoprire cose nuove, documentarci su qualcosa che credevamo banale e che invece non lo è. Oggi voglio scoprire un’arte che viene dall’estremo oriente. Una forma artistica che ha dell’incredibile, perché parte dal nulla, da un pezzo di carta e crea qualcosa di magico, che sembra vivo. Una forma d’arte che è anche un delizioso antistress, per affrontare i tempi duri che ci troviamo a vivere. È l’arte dell’origami.
La storia dell’origami
Datare la nascita dell’arte dell’origami è estremamente difficile. Essendo la carta altamente deteriorabile sono pochi i sopravvissuti giunti fino a noi e se anche fosse come possiamo dire che gli animali di carta non venivano realizzati anche in precedenza.
Ciò che possiamo fare è restringere il lasso di tempo. Per farlo dobbiamo partire dall’invenzione della carta. Siamo nella Cina del 103 d.C., quando si scoprì la necessità di inventare qualcosa di più consono all’arte dello scrivere. Fino ad allora, infatti, l’arte dello scrivere era riservata ai pochi religiosi, per lo più. Ed il materiale utilizzato non aiutava, fragile e difficile da manipolare.
È impossibile, infatti, che l’origami sia nato prima dell’invenzione della moderna carta. I fogli di “carta” precedenti si sarebbero spezzati nel piegarli. Il papiro e la pergamena, infatti, erano perfetti per la scrittura e il disegno, ma se si provava a piegarli o manipolarli si rompevano.
Rieccoci quindi nella Cina del secondo secolo dopo Cristo. Certo, è però impossibile stabilire il giorno preciso in cui uno scrivano si è trovato a piegare e manipolare il suo foglio di carta dandogli una forma diversa da quella di partenza.
Quello che sappiamo, invece, è che solamente quando quest’arte è approdata in Giappone, attorno al nono secolo dopo Cristo, è divenuto Origami.
La nascita dell’origami
Arrivando in Giappone l’arte di piegare e manipolare la carta, rimbalzata chissà come da uno scrivano all’altro, è divenuta l’origami. La parola origami deriva proprio dal giapponese ori (piegare) e kami (carta).
I primi origami riconosciuti e pervenuti fino ad oggi risalgono proprio a quei tempi. Erano gli go-hei, fogli di carta tagliati e piegati a zig zag posti nei templi Shinto, a simboleggiare la presenza di Dio.
Approdò, poi, nelle cerimonie nuziali. Piccoli fogli di carta piegati a formare delle farfalle venivano posti sui calici di sakè degli sposi. Questa tradizione perdura ancora oggi, con un profondo significato beneaugurale.
L’arte dell’origami iniziò ad essere tramandata di generazione in generazione, arrivando fino ad oggi. In Europa arrivò solamente nel ‘800, quando un prestigiatore giapponese incantò il suo pubblico con una gru di carta.
Il significato profondo e il suo grande potere terapeutico
L’origami assunse un significato profondo con il passare del tempo, nonché un grande potere terapeutico. L’arte dell’origami ci mostra come si possa creare qualcosa di stupendo con qualcosa di estremamente semplice, forse la cosa più semplice di tutte, un foglio di carta. Inoltre, l’origami ci racconta il significato profondo di un concetto bellissimo della filosofia orientale: nulla è fisso, tutto si trasforma.
Dal punto di vista terapeutico, invece, l’origami è strettamente collegato allo zen. Piegando il nostro foglio di carta per un determinato periodo di tempo, senza fretta, riusciamo a raggiungere uno stato di rilassamento tale da ridurre la frequenza cardiaca e respiratoria.
I benefici dell’origami sono molteplici, così come i suoi profondi significati intrinsechi.
“Scriverò pace sulle tue ali, intorno al mondo volerai, perché i bambini non muoiano più così”, Sadako scriveva così in una poesia sulla gru di carta, portata in alto come simbolo di pace.