Il termine Kawaii viene oggi utilizzato per tutto, dalla moda al design, ma è anche un vero e proprio stile di vita. Letteralmente può essere tradotto come carino e puccioso. Ma cosa vuol dire Kawaii in tutte le sue sfaccettature?
Kawaii: traduzione
Kawaii è un termine giapponese che può essere letteralmente tradotto come “carino”, ma con un’accezione che tende al carinissimo, puccioso, adorabile, irresistibile.
Ha fatto il suo grande ingresso in occidente a partire dai manga e dagli anime. In questo caso i disegni più “cartoonati” quelli dove i personaggi hanno le forme morbide e gli occhioni grandi sono definiti Kawaii.
L’italiano carino non rende assolutamente l’idea. In italiano lo utilizziamo con un significato diverso. È qualcosa di bello, ma non troppo. Lo utilizziamo quando vogliamo cavarcela in una situazione difficile.
In inglese si traduce con cute, ma nemmeno cute rende lontanamente l’idea. Cute viene utilizzato come l’italiano Kawaii.
Ma allora cosa è Kawaii?
Puccioso
Il termine che forse meglio descrive Kawaii è puccioso, anche se poi, alla fine, non è nemmeno una parola vera in italiano. Ma è difficile tradurre una parola che in italiano non esiste ma che in giapponese nasconde un mondo intero.
Il sorrisone di un bambino è Kawaii. Una sensazione positiva lo è. Oggi utilizziamo il termine nella sua accezione estetica. Nel mondo della moda, del design, dell’oggettistica, dei manga, dei disegni e dei fumetti. Hai presente tutti quei gadget morbidi e con gli occhioni grandi che trovi in un negozio giapponese?
Eppure nella cultura giapponese il Kawaii non nasce nell’estetica, ma nell’emotività. Esso ci trasmette un’emozione dall’interno che solamente dopo la possiamo trasportare nell’estetica.
La definizione di Tobias Van Schneider
Il grafico tedesco Tobias Van Schneider ha cercato di dare una definizione al termine, una definizione che può insinuarsi anche nelle nostre menti occidentali.
“La parola Kawaii è una parte importante della cultura giapponese. In inglese, si traduce più da vicino con il termine cute. Kawaii si usa per tutto, dall’abbigliamento al cibo, dal divertimento alla fisicità, e descrive qualcosa di affascinante, vulnerabile, infantile o amabile.
Per come la intendo io, esso è quasi più un sentimento che un aggettivo. In Giappone l’effetto è impiegato per ridurre l’agitazione nei cantieri edili. È capitalizzato dalle compagnie aeree e dalle forze di polizia giapponesi, per ammorbidire la loro percezione o per ampliare il loro fascino.
Ci sono innumerevoli studi sperimentali su come l’effetto kawaii promuova un comportamento calmo. Si teorizza perfino il suo potere curativo”.
Kawaii: esempi
Il fenomeno esplode negli anni ’80, con la diffusione in tutto il mondo dei cartoni animati giapponesi. Uno dei massimi esponenti della corrente del Kawaii è la gattina Hello Kitty. Hello Kitty è il simbolo indiscusso di questo stile, ma non è l’unico.
Possiamo menzionare Kirby, Big Hero 6, Doraemon. Tutto ciò che ha due grandi occhioni e che (anche solo all’apparenza) è morbido e ha delle linee curve e non spigolose, è Kawaii.
Come stile di vita
In molti hanno preso questa moda come un vero e proprio stile di vita. In molti li definirebbero infantili, ma in realtà c’è una linea sottile tra infanzia ed età adulta.
La cultura della tenerezza non è solo nell’abbigliamento, nel riempire la propria casa, la propria automobile e i propri accessori con mille facce tenere dai grandi occhioni. Fare del kawaii uno stile di vita vuol dire anche parlare in modo adorabile. Molte ragazze giapponesi ma non solo intraprendono questo stile di vita e dall’esterno potremmo definirle delle bamboline.
Esse parlano di sé in terza persona, utilizzano suffissi tan e chan (in giapponese). Le parole utilizzate sono per lo più quelle che risultano più tenere, tanto nel significato quanto nel suono stesso.
Non è sbagliato come stile di vita, ma occorre sempre trovare il giusto equilibrio tra la bellezza infantile di un mondo fatto solo coccole e occhioni e la realtà della vita adulta.