“Nei konbini in Giappone risuonano sempre mille rumori. Dal trillo all’ingresso che annuncia l’arrivo dei clienti alla voce cantilenante di una star della TV che pubblicizza nuovi prodotti e si diffonde nel negozio attraverso gli altoparlanti. Dal saluto dei commessi che accolgono i clienti gridando a perdifiato ai bip dello scanner alla cassa. Il tonfo dei prodotti sul fondo del cestino della spesa. Il fruscio dell’involucro di cellophane di dolcetti e focaccine. Il ticchettio dei tacchi sul pavimento. Una miriade di suoni che si fondono tra loro e si insinuano dentro di me senza sosta: è la musica del konbini.”
Così inizia il romanzo La ragazza del convenience store. È la storia di Keiko, trent’enne commessa in un Konbino. Piccoli supermercati disseminati ovunque nelle città giapponesi, nascosti all’ombra dei grattacieli che sovrastano il panorama, si mimetizzano, rimanendo anonimi. Ma ben presto anche i meno esperti e i turisti occasionali iniziano a cercarli, perché al loro interno c’è di tutto, sempre. Perché i konbini sono aperti 24 ore su 24, 7 giorni su 7.
I konbini nel mondo
È difficile entrare nel meccanismo di questo microcosmo. Cosa sono i konbini, c’è tutta una vita dietro, negozi aperti 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Sono l’anima della vita nelle grandi città giapponesi. Sono conosciuti internazionalmente come convenience store, perché i loro prezzi sono appunto competitivi.
Tutta via questo tipo di attività non è estranea al resto del mondo. Minuscoli supermercati, dove a malapena si riesce a girare tra i vari scaffali, aperti a qualsiasi ora del giorno e della notte, dove si può comprare di tutto. Dai detersivi, agli snack, dal cibo ai biglietti dell’autobus, dall’alcool alle sigarette.
Negozi del genere si trovano in America, dove il più grande esponente è la catena di mini market 7-Eleven (il quale, tra l’altro, si trova anche in Giappone). Si trovano in Inghilterra, comunemente conosciuti come Off Licences, piccolissimi negozietti indipendenti. E così via in tutto il mondo, fino ad arrivare, addirittura, in Italia. È un concetto ancora abbastanza sconosciuto da noi, ma una specie di Konbini inizia a sorgere anche qui. Di tanto in tanto possiamo trovare nelle città italiane questi minuscoli supermercati aperti nel cuore della notte.
I Konbini giapponesi
Torniamo in Giappone, nelle grandi città, dove la tradizione più radicata incontra l’anima dei moderni e immensi grattacieli che sovrastano la città. Dove facendo poche centinaia di metri passiamo dai templi e dalle basse abitazioni di un tempo, alle costruzioni che sfiorano il cielo.
Ed è proprio qui solitamente, ai piedi di questi giganti delle città che sorgono i konbini. Si nascondono tra i viottoli, insegne luminose ci ricordano che sono aperti, sempre. Eppure per i primi giorni passano quasi inosservati, fino a quando non riesci a entrare nel loro meccanismo. Fino a quando non ti ritrovi anche tu a chiederti “Dove è il Konbini più vicino?”.
Entriamo in un konbini, in quel delicato e colorato mondo del sotto-città. Le pareti corrono bianche, sembrano anonime, qualche commesso assonato che fa il turno di notte. Eppure gli scaffali si accendono di colori, perché questa è l’anima del Giappone, accanto al cemento e al vetro anonimo di un grattacielo c’è un piccolo mondo che esplode di colore.
Cosa comprare
Avete mai visto qualcuno tornare da un viaggio in Giappone riportando con sé strani e curiosi snack? Dolcetti di tutti i colori e forme, patatine dai gusti più stravaganti, una selezione infinita di bibite. È sicuramente in un konbini che sono stati acquistati.
In Giappone, ad esempio, potremo trovare un’incredibile selezione di Coca Cola, varietà introvabili nel resto del mondo perché prodotte solo ed esclusivamente per il paese del Sol Levante. La coca cola trasparente, quella alla pesca, aromatizzata al baobab e tanto altro ancora.
Ci sono dolcetti ispirati ai più famosi manga giapponesi, come i Pokemon o Sailor Moon. Patatine a qualsiasi gusto vi possa venire in mente, anche il più bizzarro: all’edamame, all’ananas.
Il mondo dei konbini
Se appena entriamo in un konbini la nostra attenzione sarà subito attratta dal reparto snack, basterà un’ulteriore occhiata intorno per capire che in realtà il mondo che si cela dietro è molto più ampio. Possiamo trovare riviste, biancheria intima, fare una telefonata o utilizzare il fax, acquistare i biglietti della metro o, addirittura, quelli dei musei.
E con un altro sguardo, ancor più approfondito, scopriremo un mondo nascosto al resto della città, una vita invisibile. Fatta di giovani commessi stranieri, che la notte lavorano nei konbini e la mattina vanno all’università. Di suoni sommessi, delle vite della gente che si ferma a osservare gli scaffali e di quella che corre al lavoro e si ferma solo per uno snack fugace.
Come racconta ancora la protagonista de La ragazza del convenience store, “un mondo perfetto, immutabile, che continua a girare senza sosta”.