Avevamo già parlato di Laura Imai Messina e di un altro suo libro stupendo: Wa – La via Giapponese dell’Armonia. Oggi parliamo di un altro suo capolavoro: Quel che affidiamo al vento, una moderna favola giapponese che tocca nel profondo dell’anima. Un libro emozionante da leggere tutto d’un fiato. Scopriamolo insieme.
Chi è Laura Imai Messina
Facciamo un piccolo passo indietro. Per chi ancora non la conoscesse Laura Imai Messina è nata a Roma, ma vive a Tokyo dall’età di 23 anni. Inizialmente era andata in Giappone per perfezionare la lingua, con l’intenzione di tornare, poi, in Italia. Ma del paese del Sol Levante se ne è perdutamente innamorata e lì, tra metropoli e tradizione, ha costruito la sua vita.
Dopo aver conseguito master e specializzazione proprio in Giappone ora, oltre a scrivere libri, è docente di lingua italiana in alcune università di Tokyo.
In Giappone, Laura, ha trovato anche l’amore. È sposata con Ryosuke e ha due figli: Sosuke ed Emilio.
Nel 2011 fonda il blog Giappone Mon Amour, nel 2014 pubblica il suo primo romanzo: Tokyo Orizzontale. Nel 2018 esce Non oso dire gioia e sempre nel 2018 Wa – La via giapponese all’armonia.
Non 2020, infine, pubblica Quel che affidiamo al vento, dal quale verrà tratto anche un film.
Quel che affidiamo al vento: trama
Sul fianco scosceso di Kujira-yama vi è un luogo magico e incantato: Bell Gardia. Bell Gardia è un giardino al cui interno vi è una cabina telefonica. La cabina è scollegata, ma è magica. Lì trasportate dal vento arrivano le voci delle persone care che non ci sono più. Le persone vanno lì, perché disperatamente hanno bisogno di credere ancora. Credere ancora nell’amore e nella vita, anche dopo che la morte ha bussato troppo vicino nelle loro vite.
Yui ha perso la madre e la figlia, durante lo Tsunami del 2011. Anche lei si è recata in quel luogo surreale per credere ancora in qualcosa. E lì scoprirà che, dopotutto, si può ancora amare, si può ancora sperare nella vita e tornare a credere in essa.
La cabina del vento
Il telefono del vento esiste davvero. Si trova nella cittadina di Otsuchi. Le persone intrattengono conversazioni con i propri cari defunti in quello che sembra essere davvero un luogo magico. Le conversazioni sono, ovviamente, ideali e a rispondere è solamente il vento, che spira sulla collina.
“Mi sono imbattuta nel telefono del vento nel 2011, quando già vivevo in Giappone da molti anni. Fui colpita dalla magia di un posto realmente esistente, dove le persone alzavano la cornetta di un apparecchio non collegato per parlare con i propri parenti defunti.
Un angolo di mondo in cui si affida tuttora al vento la voce, perché raggiunga chi ormai è dall’altra parte” – Laura Imai Messina.
Quel che affidiamo al vento: tsunami 2011
Laura Imai Messina non parla solo della cabina nel suo ultimo romanzo Quel che affidiamo al vento. Tocca con delicatezza e amore altri argomenti della vita reale. Come lo Tsunami che nel 2011 si è abbattuto sulla costa del Giappone.
“Laura Imai Messina ci conduce in luogo realmente esistente, nel nord-est del Giappone, toccando con delicatezza la tragedia dello tsunami del 2011, e consegnandoci un mondo fragile ma denso di speranza, una storia di resilienza la cui più grande magia risiede nella realtà”.