Ci sono tantissimi gadget giapponesi che ritraggono i gatti ed è cosa risaputa che giapponesi amano i gatti. Ma perché i giapponesi amano i gatti? Scopriamolo insieme.
Neko Mania
Gatto in giapponese si dice Neko. Per questo ogni volta che troverete questa parola saprete che si sta parlando proprio dei gatti. E vedrete che troverete ovunque la parola Neko!
Alcuni esempi? In Giappone spopolano i Neko Caffè, bar dove può sorseggiare un tè o in alcuni casi un caffè, mangiare un pasticcino e rilassarti circondato dai gatti. I Neko Caffè hanno fatto il salto e negli ultimi anni si sono diffusi in tutto il mondo.
O anche i Maneki Neko, uno degli oggetti probabilmente più famoso del Sol Levante: il gatto che ti saluta con la zampa, che si dice porti fortuna.
I gatti hanno, poi, spopolato nella cultura Pop, a partire dall’incredibile successo di Hello Kitty. I Neko popolano libri, manga, film, cartoni, ecc.
Se questo non è abbastanza pensate che a Kyoto c’è il Santuario Nian Nian Ji (Miao Miao), dove i monaci sono proprio dei gatti!
L’arrivo dei gatti in Giappone
Ma per capire perché i giapponesi amano così tanto i gatti dobbiamo fare un passo indietro di circa 1000 anni. Perché non esistono gatti originari del Giappone, ma essi sono stati importanti dalla vicina Cina, proprio intorno all’anno 1000.
Fu amore a prima vista, non solo da parte del popolo, ma questo nuovo animale domestico ebbe subito l’accesso privilegiato nei palazzi degli imperatori, che anch’essi ne furono estasiati.
Ben presto quello che fu l’iniziale apprezzamento si tramutò in vera e propria adorazione. I gatti passavano inosservati attraverso le stanze e i corridoi, senza disturbare, con un comportamento sontuoso e un’andatura elegante e regale.
Fu così che non passo molto tempo prima che il gatto venne proclamato sacro e ne fu sancito il fatto che esso dovesse essere trattato al pari della stirpe reale umana.
Il gatto sacro… e cacciatore
Nel 1600 il Giappone era invaso dai topi e, si sa, il gatto è l’acerrimo nemico dei topi. Tuttavia, come si poteva chiedere a un membro della stirpe di reale di cacciare un piccolo infestante e pestifero roditore?
I gatti lo fecero di loro spontanea volontà, cacciarono i topi e liberarono il Giappone. Questo li rese ancor più incredibili agli occhi dei giapponesi.
I cittadini ebbero, però, bisogno di un editto che sanciva il possibile utilizzo dei gatti come cacciatori di topi.
Per molti anni la maggior parte dei gatti in Giappone si trovavano all’interno dei templi. Erano lì per proteggere i preziosissimi manoscritti dai topi.
Con il passare degli anni e dei secoli, però, i gatti uscirono dei templi ed entrano in quasi ogni casa del paese.
Il gatto nei miti
Sono diverse le storie e i miti che hanno come protagonista un gatto.
A partire dal gatto che salvò la vita a un samurai. Il samurai riuscì a sfuggire a un’imboscata perché cambiò strada all’ultimo momento, seguendo il richiamo di un micio di passaggio.
C’è un altro mito, che racconta la storia del feudatario Daymio. Anch’esso seguì il richiamo di un gatto e così facendo riuscì a schivare un fulmine che si schiantò a terra proprio in quel momento.
Maneki Neko: i gatti portafortuna
Tutta la storia spiega il perché i giapponesi amano così tanto i gatti. Ora vediamo uno dei gatti più famosi in tutto il mondo, simbolo del paese del Sol Levante: Maneki Neko.
I Maneki Neko sono i gatti che ti salutano con la zampa e sono in ogni negozio o attività commerciale di tutto il Giappone, come simbolo portafortuna.
Il movimento della zampa che contraddistingue questa statuina ha diverse letture. Per alcuni è un segno di benvenuto, che ti invita ad entrare. Per altri è il movimento che fa il gatto per lavarsi il viso. Gesto che compie, secondo molte tradizioni e culture, quando sta per arrivare la pioggia.