La Ryokan giapponese
Esperienza unica, merita proprio un approfondimento e una descrizione dettagliata e spero di riuscire a trasmettere la serenità ed il relax che ho provato, insieme ad un pieno di tradizioni.
Ho fortemente voluto inserire nel mio viaggio questa esperienza, incuriosita da sempre dalle tradizioni del sol levante.
Sin da piccoli, grazie ai cartoni animati, la vita dei giapponesi ci è un pò familiare. Quante volte abbiamo visto Yu Morisawa (L’incantevole Creamy) togliersi le scarpe appena entrata in casa, mangiare seduta a terra oppure fare il bagno con l’asciugamano sulla testa ed infine andare dormire nel futon.
Per vivere le antiche tradizioni, la raffinata cultura tra natura e architettura lontano dal caos della città vi consiglio fortemente una giornata nella locanda giapponese, la Ryokan.
Padroni di casa cortesi e premurosi che ti mettono a tuo agio. “Bagno” in comune (sia chiaro che ogni camera ha il suo bagno privato, ma i giapponesi chiamano bagno la “onsen” e cioè una sorta di spa) dove ci si rilassa immersi in acqua calda (più di 40 gradi) nella grande vasca interna, al coperto, e due vasche in legno esterne con vista sul paesaggio naturale.
Cucina kaiseki, tradizionale pasto di corte che contiene molte portate.
La tradizione giapponese…Ryokan Hoshokaku – Takayama!!!!!
Al nostro arrivo siamo stati accolti dal personale che per prima cosa ci ha sequestrato le scarpe e mentre gli addetti pulivano in maniera meccanica le rotelle delle valigie (ritrovate direttamente in camera) veniamo accompagnati nella sala di ricevimento dove ci hanno offerto una tazza di tè verde matcha di benvenuto e un asciugamano di spugna inumidito nell’acqua calda per rinfrescarci, il primo di una serie interminabile.
Subito dopo veniamo accompagnati ognuno nelle proprie camere da una jochu-san, cameriera che durante tutto il soggiorno accudisce l’ospite come inserviente personale. Qui troviamo una stanza semplice e decorata con gusto (minimal), un tavolino basso e due sedie basse. L’ospite d’onore, in questo caso mio marito, è stato fatto accomodare dando le spalle al tokonoma (piccola nicchia con appesa una pergamena con una scritta giapponese) ed io dal lato opposto. Offerta un’altra tazza di tè accompagnato dai tradizionali yokan (pasticcini di fagioli rossi), l’addetta ci indica l’orario della cena. Nel nostro caso essendo un viaggio organizzato abbiamo cenato tutti insieme in una sala da pranzo, altrimenti la consuetudine della Ryokan è quella di cenare in camera per poi andare a rilassarsi nell’onsen e mentre si è assenti gli inservienti magicamente trasformano la tua stanza in camera da letto con appunto il futon sul tatami tenuto fino a quel momento chiuso nell’armadio. Futon che è composto da due due trapunte imbottite (materasso) e due o tre coperte.
Una volta bevuto il nostro tè, fatte tutte le foto possibili abbiamo indossato lo yukata (tipico indumento casalingo tradizionale, simile ad un kimono). Ci hanno fornito anche i calzini con alluce separato per calzare le infradito ma noi siamo rimasti tutto il tempo del nostro soggiorno senza alcun tipo di calzature. Anche un kit compreso di borsina con all’interno spazzolino, elastico, asciugamano (quella da mettere sulla testa) ecc.
Inizia adesso la favolosa esperienza dell’Onsen, con la sua acqua termale e il piacere estetico dei deliziosi “bagni” anche all’aperto. Situato al piano terra, prima di entrare nell’ambiente del “bagno” vero e proprio, ci si spoglia in un’anticamera e si lascia lo yukata in un cesto, e non in armadietti con lucchetto come qui da noi, tanto in Giappone non tocca niente nessuno, ed altri oggetti personali (ho lasciato il mio cellulare insieme alla chiave della camera), fornito di ogni necessario per la beauty routine, struccante per occhi, latte detergente, tonico, crema per il corpo ecc., tutto servito in dispenser. Prima di immergersi ci si lava meticolosamente con la doccia, seduti su di uno sgabellino di legno e con accanto un secchio, anch’esso di legno per sederti e lavarsi comodamente. Anche qui si trova di tutto, bagno schiuma, shampoo, conditioner. E’ inutile dirvi con quale attenzione le giapponesi si sono lavate prima di entrare nelle vasche.
Una volta “purificate”, dopo esserci lavate con il sapone e sciacquate meticolosamente, munite unicamente di tenugui, (eh sì…perchè le onsen sono divise per sesso e si entra nudi) il piccolo asciugamano da mettere in testa per regolare la temperatura corporea, si accede all’onsen per vivere questa esperienza unica. In Giappone il procedimento del bagno è considerato un momento rituale, con un carattere quasi religioso.
Una grande vasca di acqua termale all’interno e due all’esterno. Essendo metà marzo a Takayama il clima non era ancora del tutto primaverile ma io mi sono fiondata nelle vasche esterne, dove come dicevo prima oltre ai 45 gradi, temperatura per me ideale perché adoro fare il bagno e la doccia con l’acqua bollente, si poteva godere di un meraviglioso paesaggio immerso nel verde.
Il secondo rituale per il Ryokan è costituito dalla cena Kaiseki, tradizionale pasto multi portata della migliore cucina giapponese. Le diverse portate vengono servite su un vassoio all’interno del quale, in ciotole decorate e piattini deliziosi, vi sono le diverse pietanze, perché tutti i cibi che compongono il pasto vengono serviti insieme e non una portata dopo l’altra. Uno dei piatti che non avevo mai mangiato è lo shabu-shabu. E’ un piatto un pò particolare per il modo di prepararlo in quanto sei tu a scegliere la cottura della carne di manzo di Hida, tagliata a fettine sottili, insieme alle verdure. Cioè, hai davanti un piccolo fornello acceso con sopra una vaschetta con dell’acqua; a questo punto sei tu a immergere la carne con le verdure e di conseguenza decidere la relativa cottura. Durante la cena è gesto di cortesia chiedere almeno il bis solo del riso.
Le bevande servite sono birra, saké (bevanda alcolica ottenuta dalla fermentazione del riso) offerto in piccoli bicchieri, infine il tè.
Soddisfatto l’appetito con questa squisita esperienza culinaria, la nostra serata prosegue con uno dei passatempi locali preferiti: il Karaoke.
E’ inutile dirvi che subito dopo che ho iniziato a cantare la sala si è svuotata, ma i miei compagni di viaggio non mi hanno fatto sentire inopportuna e hanno continuato a cantare con me.
E’ arrivato il momento di andare a dormire. La nostra camera è pronta per riposare su un soffice futon sul comodissimo tatami (la mia schiena ha ringraziato mentre quella di mio marito un pò meno).
Sveglia presto per tornare nell’onsen prima della colazione sempre in stile giapponese e cioè fornita di tè verde, pesce, tofu, verdura, pasta di fagioli e riso con minestra di miso.
La gioia nei miei occhi e la soddisfazione del mio palato sono due sensazioni che mi è impossibile descrivere, come questa esperienza che è stata una delle più belle che ho vissuto e che sarà sicuramente indimenticabile.
Comment (1)
25 Marzo 2017 at 16:24
Thanks you too, I’m really glad you’ve read!!!!