Il Kabuki è una forma teatrale giapponese risalente al ‘600, nel tempo adattatosi all’evoluzione della società. Non si tratta di una forma classica di teatro, ma più che altro di un teatro popolare. Il teatro kabuki è una rappresentazione dell’arte a tutto tondo, che include, oltre alla recitazione, anche il canto e il ballo. Per questa ragione il teatro kabuki è anche conosciuto come la “suprema arte del danzare e del cantare”, divenuta famosa per la sua ricchezza e per i suoi drammi profondi.
Il termine kabuki
La parola kabuki è composta da tre kanji: ka, che vuole dire canto, bu, che vuol dire, invece, danza, e ki, che indica, infine, l’abilità. Ed è proprio così che devono essere i suoi protagonisti, abili ballerini e cantanti.
Anche se l’etimologia della parola kabuki può avere diverse sfaccettature. Infatti, una seconda lettura, lo collega al verbo kabuko, che significa “essere originali, straordinario, all’avanguardia o, anche, bizzarro”.
Infine, tra i termini coniati successivamente, associati proprio al teatro, vi è il kabukimono, ovvero il modo di vestire tipico del teatro kabuki. Si tratta di un vestiario ricco, così come il trucco, cosa che ha reso celebre questo tipo di rappresentazione teatrale.
L’origine del teatro kabuki
Si ritiene che l’origine del teatro kabuki risalga ai primissimi anni del ‘600, precisamente nel 1603. Anche se per alcuni le prime rappresentazioni del teatro kabuki andrebbero fatte risalire al 1596, quando veniva utilizzato per divertire ed emancipare il popolo.
Storicamente, comunque, le prime rappresentazioni teatrali del kabuki vengono datate in concomitanza con l’apparizione della danzatrice itinerante Okuni. Izumo no Okuni fu una sacerdotessa, strettamente legata al santuario di Izumo, che intraprese una nuova forma di danza, esibendosi durante le secche del fiume Kamo a Kyoto.
La compagnia di Okuni divenne ben presto famosa, accompagnata, però, non da pochi scandali. I balli, infatti, erano ritenuti provocanti e spesso accompagnati da fenomeni di prostituzione.
Alla morte della sacerdotessa Okuni, tuttavia, questa nuova forma teatrale non andò persa. Tutt’altro, numerose compagnie si formarono, tutte composte da sole donne.
Il teatro femminile durò fino al 1629, quando lo Shogunato vietò alle donne di esibirsi. Ma nemmeno questo fermò il teatro kabuki. Le donne furono sostituite da attori uomini, i quali interpretavano anche i ruoli femminili.
Ma ciò non fermò le attività licenziose che persistevano accanto a ogni rappresentazione teatrale. Così il governo dovette intervenire nuovamente, sostituendo, questa volta, i giovani attori uomini con uomini più avanti con l’età.
Le esibizioni teatrali giapponesi
Il teatro kabuki è sopravvissuto fino ai giorni d’oggi, adattandosi ai cambiamenti della società. Le opere rappresentate si suddividono in tre categorie: jidaimono, le opere storiche, sewamono, le opere contemporanee, e shosagoto, le opere di danza.
Ancora oggi il teatro kabuki è, in Giappone, una delle rappresentazioni più amate. Gli attori appaiono spesso anche in tv e molti manga si ispirano al teatro.
Chiunque può assistere a una rappresentazione teatrale, rimanendo affascinato, in particolar modo dagli indumenti sgargianti, dai trucchi che ricordano le geishe di una volta e dalle incredibili parrucche.
Gli elementi di scena, poi, come passerelle che si estendono verso il pubblico, botole dove si nascondono gli attori e piedistalli girevoli, arricchiscono ulteriormente questa sfarzosa forma teatrale.
In tutte le città principali è possibile trovare un teatro kabuki, ma molti sono anche i teatri minori, più piccoli, che ancora conservano le tradizioni di un tempo.