Viaggiare ci arricchisce moltissimo. Scoprire nuove culture, tradizioni, nuovi posti, così incredibili e magici, che non sembra nemmeno di essere ancora sullo stesso pianeta. E, invece, viaggiare ci fa comprendere proprio questo, che siamo tutti sullo stesso pianeta, tutti con la propria cultura e le proprie tradizioni. Ma pur sempre tutti sotto lo stesso cielo. Un vero viaggiatore non si limita ad affacciarsi dal punto migliore per ammirare il panorama, a sdraiarsi su una spiaggia candida e a ritornare con la valigia traboccante di souvenir e la memoria piena di fotografie. Un vero viaggiatore ama parlare con la gente del posto, scoprire come vivono, mangiare al loro stesso tavolo e ascoltare ammirati i racconti delle loro tradizioni. Sappiamo che la cultura giapponese è così piena di curiose tradizioni millenarie, così lontane da noi ma pur sempre così incredibilmente coinvolgenti. Ad esempio, sapete come si accoglie un neonato in Giappone?
L’arrivo di un neonato
Prendere parte alla nascita di un bambino, in prima persona nel caso della madre, ma anche dal punto di vista del papà e di tutti gli amici e i familiari, è sempre uno degli eventi più incredibili che possiamo vivere nel corso della nostra esistenza.
Per questa ragione in tutto il mondo la nascita è accolta con gioia, con festeggiamenti e con tradizioni dure da perdere. Perché per quanto possiamo ritenerci non legati ai riti religiosi, alle credenze popolari o alle “inutili” superstizioni, noi le seguiamo. Le seguiamo sempre, perché non vogliamo perderci nemmeno una goccia di quella immensa gioia che accompagna la nascita di un bambino.
E se possiamo dire che si nasce tutti allo stesso modo (più o meno), non possiamo dire lo stesso per tutte le tradizioni che accompagnano, che precedono o che seguono, questo evento.
Oshichiya Meimeishiki
Il nome della prima cerimonia nella vita di un bambino in Giappone è composto dalle parole Oshichiya (settima notte) e Meimeishiki (cerimonia del nome).
Ovviamente, come possiamo facilmente dedurre dal nome, L’Oshichiya Meimeishiki è una cerimonia che si svolge nella settima notte di vita di un neonato, nel corso della quale viene ufficializzato quello che sarà il nome del bambino.
Si tratta di una cerimonia buddista, il cui scopo non è semplicemente quello di benedire lui e il suo nome, ma anche quello di augurare al nuovo arrivato longevità.
La tradizione vuole che questa cerimonia venga celebrata proprio nel corso della settima notte perché, fino al sesto giorno il piccolo veniva anticamente considerato ancora in pericolo di vita. Solo nel settimo giorno il nascituro entra davvero a far parte della vita umana.
Omiyamairi
La cerimonia dell’Omiyamairi è altrettanto importante, in quanto si tratta della prima visita del neonato al santuario Shinto. Possiamo paragonarlo in qualche modo al nostro battesimo cattolico.
Questa cerimonia si celebra all’incirca un mese dopo la nascita del bambino. Storicamente esso si teneva il 31esimo giorno di vita per i maschi e il 32esimo per le femmine.
Okuizome, lo svezzamento del neonato
Siamo velocemente arrivati al 100esimo giorno di vita del bambino ed è proprio attorno a questa data che si celebra l’Okuizome, il rito dello svezzamento del neonato.
Si tratta del primo pasto diverso dal latte, ma la cerimonia di per sé è solo beneaugurante. Si augura, infatti, una vita in saluta e abbondanza.
Non è però detto che lo svezzamento avvenga proprio nel corso della cerimonia, anzi con il tempo le due cose si sono lentamente divise. L’okuizome rimane un importante e allegro evento da trascorrere in famiglia, mentre lo svezzamento sarà scandito, ovviamente, dalle esigenze del piccolo.
A proposito di ciò, in Giappone, solitamente, il primo pasto di un neonato è l’okayu, un porridge di riso. Nel corso dello svezzamento all’okayu semplice si aggiungono, gradualmente, verdure, pesce e tofu. Il tutto accompagnato da un delizioso, e sostanzioso, brodo di alghe.