Oggi parliamo di un rituale zen che conoscono in pochi. Si tratta di un metodo di meditazione fondato sulla “realizzazione del sé”. Stiamo parlando del Sahaja Yoga, uno dei più recenti metodi yoga (1970), nato con l’obiettivo di risvegliare l’energia più profonda presente sin dalla nascita nel nostro corpo: la Kundalini. Se sei curioso di scoprire come iniziare a praticare questo metodo, continua a leggere. Oggi ti parleremo anche di uno dei maggiori luoghi di culto di questa pratica in Italia: il Monte Cervino.
Cosa fa lo Sahaja Yoga?
Prima di tutto questo metodo yoga ti dà la possibilità di verificare con mano, volta per volta, i progressi svolti durante la meditazione. Si tratta di un’esperienza più spirituale che devozionale, per questo è molto importante anche il luogo in cui viene praticata la meditazione.
I luoghi hanno un loro personale potenziale vibratorio quando si tratta di praticare un rituale zen che vada a ricongiungere mente e corpo. Oggi vedremo insieme uno dei luoghi italiani più amati da coloro che praticano Sahaja Yoga. Si tratta del Monte Cervino.
In questo luogo ameno, racchiuso tra il cielo e la terra, in molti hanno riferito di aver ottenuto il risveglio della Kundalini e di essere riusciti a ricongiungersi con il proprio sé, realizzandolo a pieno.
Rituale zen sul Monte Cervino
Partiamo dal presupposto che il Monte Cervino in sé per sé non è considerato un luogo di culto o pellegrinaggio. Siamo infatti abituati a vederlo e pensarlo come un luogo di vacanza frequentato da incalliti sciatori e ricchi vacanzieri. Allontanando però i pregiudizi relativi a ciò che viene descritto dai media, questo luogo è stato per molti praticanti dello Sahaja Yoga un luogo di vera e propria rinascita in cui sono riusciti ad avere un’esperienza memorabile.
Sono molte le testimonianze di coloro che dopo un ritiro sulle montagne del Cervino hanno riscontrato di essersi ricongiunti con il proprio sé. Coloro che sono riusciti ad effettuare il rituale zen in questo luogo hanno descritto l’esperienza come indescrivibile, adatta solo ad anime veramente sensibili.
Alla base di questo tipo di meditazione c’è infatti anche la sensibilità d’animo, condizione sine qua nonna per percepire profondamente l’esperienza in cui ci si va ad immergere. Chi è riuscito ad utilizzare il rituale zen, risvegliando la propria Kundalini lo ha fatto anche grazie al proprio animo che è riuscito ad immergersi completamente nella bellezza delle montagne del Cervino.
Rituale zen: tra armonia e silenzio
Forse, il valore aggiunto di questi luoghi così ameni è il silenzio che si cela tra la terra e il cielo. Chi ha vissuto un’esperienza di meditazione in natura, specie se in un contesto montano come quello del Monte Cervino, sa che l’armonia del luogo aiuta la mente a rilassarsi.
Un rituale zen che pone il corpo in una fase di stasi, mentre la mente si concentra sul silenzio, si rilassa e mano a mano completa l’esperienza di ricongiungimento del proprio IO interiore con il corpo presente.
L’obiettivo del Sahaja Yoga è trovate equilibrio con noi stessi, ma anche tra noi stessi e il mondo che ci circonda. Ecco perché il luogo in cui si pratica la meditazione è importante: l’ambiente circostante aiuta a creare equilibrio, un equilibrio che ci porteremo poi dentro dopo avere effettuato il nostro rituale zen.
Con il tempo riusciremo poi a rilassarci anche in ambienti più rumorosi e ad utilizzare ciò che abbiamo vissuto durante questo momento per riflettere sulle situazioni che ci rendono nervosi o ci creano ansia.