Essendo un expat da più di un decennio, prima in Inghilterra, ora in Giappone, forse farei meglio a scrivere che vivere all’estero non è per tutti. Tuttavia, quando si parla di Giappone, le difficoltà aumentano ed ecco perché.
Accade spesso di avere una visione idealizzata della meta dei sogni e quello che i viaggiatori non mettono in conto è che, spesso, realtà e immaginario non combaciano; rendendo il luogo amato, bersaglio delle critiche più severe.
Ambiguo Giappone
Odi et amo scriveva il poeta Catullo e parlando di Giappone questa frase è più che mai azzeccata. Amarne la storia e la cultura per quello che ne traspare dai media è ben diverso dal vivere quella stessa cultura sulla propria pelle e non è detto che poi piaccia ancora. A tale proposito è illustrativo il discorso, che Ōe Kenzaburō fece nel 1994 in occasione della consegna del premio Nobel, “Io e il mio ambiguo Giappone”.
La difficoltà di essere europeo
Un altro aspetto che rende difficile l’adattamento ad un’altra cultura zenzen chigau (totalmente diversa) è costituita dal fatto che in quanto europei, abbiamo libertà di movimento all’interno degli stati dell’Unione. Questo porta a sottovalutare quanto sia difficile ottenere un visto e il diritto legale di studiare e lavorare al di fuori dell’Europa.
La burocrazia è complessa e le regole sono rigide. Il “non è possibile” è quasi sempre una sentenza finale, mettendo a dura prova l’attitudine italiana del “si però, proviamo ad aggirare l’ostacolo”. Ciò significa che, chi viene in Giappone senza aver prima studiato un piano a lungo termine, avrà difficoltà a protrarre la propria permanenza.
Questo porta alla seguente questione che viene spesso sottovalutata o di cui non si è consapevoli: il privilegio e l’arroganza bianca. Un concetto che affonda le proprie radici nel colonialismo europeo, quando era dichiarata come nobile missione l’appropriazione e lo sfruttamento del territorio altrui, imponendo usi e costumi.
Questo retaggio culturale è ancora vivo oggi e ne siamo propagatori in-consapevoli ogni volta che diamo per scontato che tutto debba essere fatto su misura per noi occidentali.
Poi arrivi in Giappone e ti rendi conto che non funziona proprio cosi.
Ripeto: le regole sono rigide
Ad un’infrazione è altamente probabile la revoca del visto. La legge non è dalla tua parte. Ti accorgerai che i controlli di routine della polizia selezionano lo straniero, piuttosto che il cittadino giapponese… e stavolta lo straniero sei tu. La perdita di privilegi è uno shock per molti.
Costruire rapporti sociali, specialmente nelle grandi città, è difficile. In quanto straniero puoi facilmente suscitare sguardi di curiosità e diffidenza. Devi metterti in gioco con umiltà, tentare ancora e ancora con impegno. Ed è proprio questo impegno, che prima non avevi mai dovuto investire, che in Giappone viene chiesto costantemente.
È il paese delle cose fatte lentamente e secondo le loro regole
Si cammina piano, si parla a voce bassa, si accompagnano le parole con una gestualità sconosciuta. In giapponese si dice “leggere l’aria” (kuki ga yomeru), quell’inclinazione tipica di esprimere l’essenziale a gesti e silenzi più che a parole, devi diventare un bravo lettore.
Ti devi adeguare, come è giusto che sia, quando si va a casa d’altri. Come noi pretendiamo che gli stranieri facciano quando vengono nel nostro paese.
Per questo il Giappone non è per tutti. Non è per chi non riesce ad abbandonare la propria arroganza. Non è per chi non riesce a rallentare e seguire il passo del proprio vicino. Non è per chi si amareggia di fronte alle sfide. Non è per chi vuol restare chiuso nella propria mentalità.
Il Giappone non è per chi non riesce ad adattarsi. Il Giappone ti cambia e se saprai accogliere il cambiamento ti darà modo di espandere i tuoi orizzonti. Ti insegnerà ad apprezzare la lentezza. Ti farà riscoprire il piacere del rispetto per gli altri.
Vivere in Giappone diventerà l’esperienza più bella della tua vita.
Francesca
Laureata in Sociologia della comunicazione, nel 2009 decisi di trasferirmi in Inghilterra spinta dal desiderio di migliorarmi e fare un’esperienza all’estero.
Ho vissuto a Londra per 10 anni, facendo carriera nel food import e ottenendo la cittadinanza inglese.
Dopo la vacanza in Giappone nel 2018, mi sono innamorata di questo paese; così ho lasciato il lavoro, preso la certificazione TESOL per insegnare inglese (modo più semplice per ottenere un visto) e sono partita per Tokyo a Gennaio 2019.
Da allora ho cambiato carriera e lavoro come insegnate di Inglese.
Tokyo è la città che ho scelto e che amo profondamente.
Il desiderio di cambiamento e il mio approccio pragmatico mi ha portata a costruire un futuro solido nel luogo dei miei sogni.