“Anche se è stata una mia decisione, mi è costata almeno un litro di lacrime e d’ora in poi me ne serviranno molte, molte di più”.
Un litro di lacrime di Kito Aya è uscito in Giappone negli anni ’80, ma in Italia non è arrivato prima di quest’anno, grazie alla traduzione di Caterina Zolea, edito da Rizzoli.
Si tratta del toccante diario di Aya, una ragazzina di appena quattordici anni che si aggrappa alla vita con tutte le sue forze e nonostante tutto trova quella forza per andare avanti ogni giorno. Il successo delle sue parole, scritte più di trenta anni fa, hanno data vita a un dorama di undici puntate e a una serie tv. Il diario è stato letto in tutto il mondo, anche se nessuna casa editrice, prima d’ora, l’aveva tradotto. Online si potevano trovare diverse traduzioni amatoriali e tutto il mondo ha sofferto e lottato insieme a lei. Ma solamente adesso possiamo ripercorrere quei momenti riportati neri su bianco anche in italiano e versare insieme a lei un litro di lacrime.
La storia di Kito Aya
Kito Aya ha solo quattordici anni quando il dottor Sofue riesce finalmente a dare un nome a quei sintomi che la tormentano da mesi. Parole quasi incomprensibili che nascondono un mostro che non lascerà spazio al futuro che con passione voleva costruirsi, è l’atassia spino cerebellare.
“Ogni persona cova un dolore inesprimibile. Quando ripenso al passato mi viene da piangere, ed è un guaio. La vita è stata terribilmente crudele con me, e l’ho attraversata a fatica. Non mi ha offerto nemmeno un sogno. Quando immagino il futuro, altre lacrime cominciano a cadere”.
Da quel giorno la vita di Aya cambia, iniziando un terribile declino verso la fine. Dovrà abbandonare tutti i suoi sogni e le sue aspettative. Niente più università, uscite con gli amici, niente camminate all’aria aperta o primi amori.
Da quel giorno la vita di Aya sarà fatta di dolore e sofferenze, stanze dell’ospedale, ricoveri e visite. Fino a ritrovarsi seduta su una sedia a rotelle. Fino a veder sparire gradualmente tutte le sue capacità motorie. Fino a perdere anche l’uso della parola e ritrovarsi solamente con un litro di lacrime da versare.
Un litro di lacrime, la decisione di scrivere e pubblicare un diario
Kito Aya non può più parlare e per dar voce alle sue parole utilizza un quaderno, con il quale comunica con la madre, Shioka, che insieme a lei lotta ogni giorno.
“Quale è il senso della mia esistenza, mamma?”, scrive un giorno Aya sul suo quaderno. Una domanda la cui risposta è difficile, impossibile, da dare a una figlia. Ma è da quella domanda che Shioka decide che i quaderni della figlia diventeranno un diario. Un diario per far conoscere al mondo intero la lotta che Aya ha combattuto fino all’ultimo respiro.
“Come vivrò? Ho poche strade di fronte a me, e di certo saranno tutte ripide, ma ho deciso di guardare avanti e non mollare, anche se dovessi percorrerle strisciando. Non posso permettermi di esitare”.
La volontà di Aya e della madre è stata eseguita. Le parole di Kito Aya hanno riecheggiato per tutto il globo. Sono partite dal Giappone e sono state tradotte attraverso blog e siti web da traduttori amatoriali, il cui solo obiettivo era quello di non lasciar morire quelle parole assieme a lei.
E le parole di Aya sono state così forti e imponenti che finalmente sono giunte alle orecchie giuste e sono state scritte nero su bianco da un editore, a migliaia di chilometri da casa sua e a trent’anni di distanza. Ma il suo ricordo rimarrà sempre, così come il litro di lacrime che tutti continuano a versare.
“Quando cadi, solleva gli occhi al cielo. Anche oggi si stende sopra di te, azzurro e sconfinato. Riesci a vederne il sorriso? Sei vivo”.