Ognuno ha le proprie leggende, i propri miti, le proprie favole, legate alla propria cultura e indissolubili, così come le leggende giapponesi, nonostante queste non diventino niente più che fiabe insensate con il passare del tempo.
C’è sempre quel velo di mistero che ci fa sognare e pensare che per quanto assurde potrebbe esserci un filo di verità. E se anche la verità non ci fosse sono comunque storie che raccontano di noi, dei nostri antenati, della nostra cultura più vera e profonda.
E così ogni qualvolta che vogliamo conoscere un posto nuovo, una cultura nuova, dovremmo informarci anche su quelle che sono le leggende che la popolano. Perché queste raccontano la loro storia, ci dicono perché si sono evoluti in questo modo, in cosa credono, cosa amano e cosa temano.
Ma quali sono le più belle leggende giapponesi?
Il mito della creazione
Partiamo dal principio, con la creazione della terra e dei loro figli. In principio c’erano solamente due esseri umani: Izanagi (colui che invita) e Izanami (colei che invita), gli Adamo ed Eva dell’estremo oriente.
A loro fu donata la lancia Amanonuhoko, con l’incarico di costruire la terra. Grazie alla lancia Izanagi e Izanami fecero emergere le terre dalle profondità dell’oceano, mescolandole con essa. Sulla lancia rimasero delle tracce di fango che colarono formando le nove grandi isole del Giappone antico. I primi due uomini decisero di andare a vivere sulla prima delle nove isole. Su di essa costruirono un pilastro, dal quale in seguito prese vita il loro palazzo. Izanami girò da un lato del pilastro, Izanagi dall’altro, incontrandosi a metà strada. Qui si coricarono ed ebbero due figli.
Le prime leggende giapponesi: la principessa Kaguya
Abbandoniamo quella che è la mitologia per passare al mondo delle leggende vere e proprie. Quella della principessa Kaguya è considerata la primissima leggenda giapponese, risalente al decimo secolo.
Un tagliatore di Bambù, Okina, un giorno trovò una bambina piccolissima all’interno di una canna di bambù. La portò a casa e siccome non aveva figli, insieme alla moglie, decise di adottarla. Le diedero il nome di Kaguya, notte splendente. Da quel giorno ogni volta che il tagliatore tagliava una canna di bambù al suo interno trovava una pepita d’oro.
La famiglia divenne ricchissima e Kaguya bellissima, divenendo la giovane più ambita del paese. Si presentarono cinque principi, provenienti da ogni angolo del pianeta, e chiesero la mano della figlia del tagliatore di bambù. Ma lei non voleva sposarsi e chiese ad ognuno qualcosa di impossibile da realizzare. Ad uno chiese la ciotola di Buddha. A un altro il ramo di un albero dal tronco d’oro e dalle foglie d’argento. Al terzo chiese la pelle di un topo di fuoco. Al quarto un gioiello dalla testa di un drago. E, all’ultimo, una conchiglia nascosta nella pancia di una rondine.
Tutti fallirono, ovviamente, e Kaguya non si concesse in sposa nemmeno all’imperatore del Giappone, al quale, tuttavia, confidò di provenire dalla Luna. L’imperatore fece di tutto per impedire agli esseri celestiali di riprendersi la propria principessa, ma questa scomparve, tornando sulla sua Luna.
In dono all’imperatore, l’unico che avrebbe davvero potuto conquistare il suo cuore su questo pianeta, lasciò una lettera e l’elisir della vita. Ma l’imperatore bruciò entrambi sul monte Fuji, niente poteva compensare la perdita dell’amata.
La leggenda di Tanabata
Su una delle sponde del fiume celeste, l’Ama no Gawa (la Via Lattea), abitavano Tentei, imperatore del cielo, e sua figlia Orihime. Orihime tesseva splendidi abiti per suo padre e per tutti gli dei. Ma era triste, perché non aveva conosciuto il mondo esterno e non conosceva ancora l’amore. Tentei, allora, organizzò il matrimonio della figlia con Hikoboshi, pastore dell’altra riva del fiume celeste.
I due si amavano così tanto da dimenticare i propri doveri. I buoi di Hikoboshi vagano incontrollati per la Via Lattea e le divinità rimasero senza indumenti. Tentei e le altre divinità decisero allora di separare i due amanti. Ma non valse a nulla, perché pervasi dalla tristezza continuarono a non adempiere ai propri doveri.
Così fu concordato che una volta l’anno i due potessero incontrarsi, a patto che, nel corso dell’anno, avessero adempiuto ai loro doveri.
Da allora ogni settimo giorno del settimo mese uno stormo di Gazze trasporta Orihime dal suo amato. Ma se i due non hanno adempiuto ai loro doveri quel giorno pioverà.