“Un romanzo poetico e commovente che è un’ode all’amicizia, alla natura e alla libertà” – Einaudi.
Le ricette della signora Tokue è un’ode alla vita, alla riscoperta della felicità nelle piccole cose. Un grido contro i pregiudizi e le austerità della vita. Il romanzo ci insegna che ognuno nasconde ferite profonde, che prova a coprire con spessi strati di finti sorrisi.
Ci insegna che le parole feriscono più delle lame e che i pregiudizi affondano gli uomini in un baratro nero e senza fine. Ma ci insegna anche che la felicità si può nascondere in ogni piccola cosa, anche in una piccola bottega di dorayaki davanti un albero di ciliegio.
La trama
Doraharu è una piccola bottega di dorayaki (dolci tipici giapponesi a base di kasutera e an), nei sobborghi di Tokyo. Sentaro è il pasticcere che ogni giorno lavora al suo interno, costretto a vivere una vita che non vuole e a svolgere un lavoro che non lo soddisfa, per ripagare un debito con il proprietario della bottega.
Tutto scorre monotono, ogni giorno Sentaro lavora il minimo indispensabile e appena può abbassa la saracinesca. Doraharu non strabocca di clienti, ma si tira avanti. A riempire i tavoli sono soprattutto adolescenti che si riversano lì dopo la scuola. Tra questi ce n’è una che si distingue dalle altre, Wakana. A differenza delle sue coetanee è silenziosa e solitaria.
La tranquilla ed estenuante monotonia verrà interrotta dall’arrivo di Yoshii Tokue, una anziana signora, settantasettenne, con un cappello bianco che si propone come aiuto pasticcere. A convincere Sentaro è l’an preparata da Tokue, una confettura di fagioli azuki fantastica. Come previsto i clienti si moltiplicano e, nel frattempo Tokue cerca di insegnare a Sentaro il segreto della sua ricetta. “Si tratta di osservare bene l’aspetto degli azuki. Di aprirsi a ciò che hanno da dirci. Significa, per esempio, immaginare i giorni di pioggia e i giorni di sole che hanno vissuto. Ascoltare la storia del loro viaggio, dei venti che li hanno portati fino a noi”.
Ma la confettura è solo un pretesto per un viaggio interiore nei segreti più reconditi di Sentaro e Tokue. Finché i segreti dell’anziana signora tornano a galla, facendola precipitare nuovamente in un turbinio di pregiudizi e infrangendo la placida armonia che si era creata nella piccola bottega di doraharu davanti all’albero di ciliegio. “Chi era davvero quella nonnina?”.
Dal libro al film
“Le ricette della signora Tokue è una favola moderna sull’amicizia, la libertà e la resilienza. Un’ode alla vita di palpabile sensualità che ci insegna a trovare la grazia nell’inaspettato e la felicità nelle piccole cose. Un romanzo poetico e commovente”.
“Le ricette della signora Tokue” è un romanzo di Durian Sukegawa, poeta, scrittore e clown giapponese, pubblicato in Italia da Einaudi nel 2018. Il libro, il cui titolo in lingua originale è “An”, esattamente come la magica confettura di fagioli azuki della signora Tokue, è uscito in Giappone nel 2013. Esso è, inoltre, il primo romanzo dell’autore tradotto in lingua italiana. Nel 2015 è uscito un film omonimo, tratto dal romanzo, diretto e Naomi Kawase e presentato al Festival di Cannes dello stesso anno.
Il romanzo è la storia di tre persone, età diverse, contesto sociale diverso, eppure accomunate dal dolore di una vita segnata per un motivo o per un altro. Le ricette della Signora Tokue è un libro da leggere con un nodo alla gola, consapevoli del fatto che sono i pregiudizi a distruggere per sempre la vita delle persone.
“La notte, basta prestare ascolto al mormorio delle stelle per sentire lo scorrere eterno del tempo.. Noi siamo nati per guardare e ascoltare il mondo. E il mondo non desidera altro. Perciò, anche se non potevo diventare insegnante o lavorare, il mio essere venuta al mondo aveva un senso”.